Ho usato questo avverbio perchè l’occasione è davvero da festeggiare, a Milano la mancanza di un Museo di arte moderna si sentiva da parecchio, ma l’attesa è terminata il 6 dicembre quando è stata aperto al pubblico il Museo del ‘900!
La struttura che ospita la collezione è l‘Arengario (edificio ad archi di matrice fascista dell’architetto Portaluppi) in piazza Duomo, riaperto dopo 3 anni di lavori costati circa 27 milioni di euro.
Il percorso della collezione si sviluppa su base cronologica, parte da inizio secolo e attraversa i gandi movimenti artistici italiani del XX secolo per chiudersi idealmente al 1968, anno di svolta sociale artistica e ponte verso il futuro Museo di Arte Contemporanea
Il concept del Museo è innovativo: lo scopo è quello di renderlo un vaso comunicante vivo con la città. Quindi niente isolamento o funzione di scrigno, ma apertura e invito al pubblico, che si traduce in questo caso con uno spazio di incontro bar, ristorante e bookshop dove sarà sempre visibile il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, opera eletta a simbolo del museo.
In più al secondo piano c’è anche un centro di studio e consultazione materiali (documenti, fotografie, disegni) relativi al patrimonio del museo.
Ma veniamo al motore di tutto: la bellezza della collezione.
I metri quadri di esposizione sono 3500 e le opere 350: si parte dall’avanguardia internazionale con Braque, Picasso, klee , Matisse, kandiskij e Modigliani.
Si prosegue con una sala dedicata al Futurismo (Carrà, Depero, Balla…) con una sezione monografica su Umberto Boccioni.
A rappresentare gli anni 20 e 30 troviamo opere di Sironi, Casorati, De Chirico, Morandi (qui sotto in foto), Martini, Rosai e Melotti.
Lucio Fontana con il suo neon e i Concetti Spaziali degli anni 50 trionfa nel salone della torre dell’Arengario.
Il terzo piano è dominato dalle opere di Burri e di altri pittori informali come Vedova, Capogrossi, Novelli, Accardi e Tancredi.
L’ultima sezione è incentrata sugli anni 60 con esponenti della Pop art italiana (Adami, Baj, Schifano, Rotella) e artisti come Boetti, Michelangelo Pistoletto, Pier Paolo Calzolari, Jannis Kounellis e Zorio.
Non so se tutti questi nomi vi dicono qualcosa, a molti di loro non sono state ancora dedicate retrospettive in pompa magna a Palazzo Reale o altrove, ma credetemi vale davvero la pena scoprirli di persona e superare il limite del “già conosciuto”…in più fino al 28 febbraio l’ingresso è gratuito!