Consonno

Nella Brianza lecchese c’è un comune, anzi, la frazione di un piccolo comune, che è passata agli onori di cronaca per le sue trasformazioni romanzesche, si dice sia diventata prima una sorta di Las Vegas e poi, a seguito di una frana, una città abbandonata. E’ chiaro che questo brusco passaggio ha fatto sì che si creasse un’atmosfera molto particolare, non come quella di “normali” città abbandonate dai suoi abitanti. Vedremo infatti che Consonno, così si chiama questa frazione, era diventata una vera e propria cittadella dei divertimenti arroccata sul Monte di Brianza.

E’ una frazione del Comune di Olginate, comune in provincia di Lecco, e di “reale” resta solo una chiesetta, la chiesa di San Maurizio, con l’annessa casa del cappellano e il cimitero.

In dialetto brianzolo Consonno si chiama “Cunsònn”, è una piccola frazione che occupa una’area di oltre 300.000 metri quadrati, oggi gran parte di essa è coperta da boschi. Essendo a 692 metri sul livello del mare, questa località è uno dei punti più interessanti della zona per osservare il paesaggio delle Alpi, ma non solo. Da qui possiamo ammirare l’andamento del fiume Adda a partire dal lago di Lecco, il monte Resegone e tutti i paesi posti al di sotto della collina come Olginate, Valgreghentino, Garlate e Airuno.

Consonno: come arrivare

Per arrivare qui c’è da prendere l’auto, o la moto, ma di certo lasciate ogni speranza di arrivarci in treno o con i mezzi pubblici. Con la macchina va imboccata una strada che parte da Villa Vergano, l’alternativa è raggiungere Consonno a piedi, allora sì esistono diversi sentieri che attraversano i boschi circostanti.

Il territorio oggi coperto da boschi posa ancora qualche segno della frana che ha distrutto la Las Vegas brianzola nel 1976, prima ancora, a distruggere il paesaggio naturale ci aveva pensato un forte abuso edilizio di cui andremo ora a raccontare, negli anni 60 e 70, proprio quello che ha dato origine alla “città dei balocchi”.

Consonno: la città dei balocchi

Chi lo chiama orribile, chi preferisce chiamarlo ambizioso: quello dell’industriale brianzolo, il Conte Mario Bagno, è di certo un progetto eccentrico e che ha lasciato il segno. Nel 1962 quest’uomo si è messo in testa di trasformare un luogo che fino a quel tempo era coperto di verde, tra boschi e prati, in un centro di attrazione per chi ama il gioco, anche d’azzardo, e la perdizione.

Andati via gli abitanti, che non erano più di 300, ed eliminati gli edifici più ingombranti e fastidiosi, quei pochi rimasti attorno alla chiesa e al comune, l’industriale ha riempito Consonno di costruzioni strambe e in un certo senso anomale per l’ambiente in cui ci troviamo. Ha voluto, tanto per rendere l’idea, una galleria commerciale arabeggiante con minareto, una pagoda cinese, un castello medievale, una balera, fontane multipiano e un hotel di lusso.

Il minareto che spuntava dalla galleria commerciale era di certo l’edificio più imponente, sotto di esso c’erano una serie di negozi di vario tipo al primo piano di un edificio che al secondo ospitava invece degli appartamenti disposti in serie di circa 70 m² ciascuno. Immancabile una fontana, proprio di fronte a questo ingombrante edificio. Un’altra costruzione che colpiva era quella del Missile Bagno, a forma di pagoda con un una canna di un cannone sul tetto, che doveva essere anche il simbolo della lotta contro il tempo portata avanti dall’industriale e da chi avrebbe frequentato questa nuova Consonno.

In questa città dei balocchi c’era anche un “Night Club” con una grande pista da ballo con affianco una tavola calda e degli autoscontri. Gli unici edifici lasciati intatti dal conte furono la chiesa di San Maurizio, in pieno stile romanico, la canonica e il cimitero. Per visitare la sua creazione, aveva anche istituito un trenino panoramico che faceva il giro delle maggiori attrazioni circa ogni 20 minuti.

Consonno: la città dei balocchi

Consonno: città fantasma

La data che segna la fine di questa follia è il 1976, anno in cui una frana ha isolato Consonno dal resto del mondo rendendola una città fantasma dall’atmosfera surreale. Le sue già strane costruzioni sono diventate ancora più strane quando sono state invase dalla vegetazione spontanea arrugginendo.

Non sono mancati i tentativi del Conte Bagno di rimettere tutto a posto e far tornare i turisti, rilanciando la località, ma sono falliti e Consonno è rimasta una città abbandonata per anni, anche dopo la morte del conte, il 22 ottobre 1995.

Consonno: oggi

Dopo diversi anni di abbandono, nel 2007 qualcuno è tornato ad occuparsi di Consonno. Si tratta di una associazione denominata semplicemente “Amici di Consonno” che ha ottenuto in comodato dalla proprietà, tramite il Comune, la ex tavola calda, detta anche “Il Ristorantino”. Allestito con gli arredi ed un bancone bar d’epoca e rinominato “Bar la Spinada”, il locale è stato inaugurato nel maggio 2012.

Questa associazione non si è limitata a questo ma ha anche pensato di animare questa città fantasma con numerosi eventi come la “Pasquetta a Consonno”, la “Burollata” e la sagra di San Maurizio, oltre a tanti mercatino con attività ricreative.

Consonno al cinema

Una tale scenografia decadente non ha mancato di destare l’attenzione di numerosi registi di film e di spot, soprattutto automobilistici ma non solo, anche della Levi’s o degli occhiali Glassing.

Consonno è andata anche al cinema facendo da sfondo ad alcune scene del film “Figli di Annibale” del regista Davide Ferrario, ed è stata scelta per innumerevoli videoclip musicali di artisti italiani e stranieri tra cui quelli di “Voglio star con te” degli Studio 3 e “Don’t touch the kids” di Pino Scotto.